Le lacrime fecondano i pensieri
Negli scritti passati, da contestualizzare nel loro tempo di pubblicazione, troviamo sempre dei perché. Sono delle tracce esplicative circa le motivazioni che hanno portato a prendere delle scelte.
Il 7 giugno è venuta a mancare una persona che ha influenzato la mia crescita, le mie decisioni, il mio essere in questo mondo.
Non resta che mettere nero su bianco quello che andrò a leggere in chiesa, tra qualche ora, così che resti memoria. Per chi vorrà rileggere o approfondire nel futuro la storia di un uomo: Bruno Maggiora. Che prima di essere stato un imprenditore, cosa per cui è noto, è stato anche lui un uomo. Generoso, troppo generoso. La sua generosità lo ha confuso a tal punto da spingerlo a fare una cosa, importantissima: fidarsi degli altri. Fidarsi troppo degli altri.
Dava se stesso e trascinava tutti con lui nelle sue idee. Nei suoi obiettivi. Ultimo di quattro fratelli, un figlio non del tutto voluto. Una sofferenza che si portava dentro sfociata in una voglia di riscattarsi in qualche modo.
La morte ogni volta che la vivo mi insegna a fare spazio dentro di me e ad accogliere le sofferenze degli altri. A comprenderle.
Nel dolore si riesce a creare una forza tale che in certi momenti diventa irrefrenabile, a tal punto da non farti più dialogare con la ragione. Portandoti a sbagliare. Ma è solo attraversando quel dolore, con la sconfitta, che si comprende (un po') come siamo. Mio nonno (credo io) è stato davvero felice - non in pace - per qualche decade della sua vita, tutto il resto del tempo lo ha speso soffrendo in silenzio e lottando in tutte le maniere possibili per spegnere il suo dolore, cercando il consenso negli altri e accentando dei compromessi discutibili.
Una disamina che posso permettermi di fare oggi. Oggi che ho appreso nuove cose di lui da parenti e amici (suoi), che ho unito a quelle che già sapevo.
La sua testardaggine, il non essere troppo incline a certe richieste che reputava non idonee al suo modo di lavorare sono solo certe delle cose che mi ha insegnato indirettamente.
Le cose che restano, sotto gli occhi di tutti, sono la conquista del suo senso di libertà d'azione e il suo coraggio.
Riusciva anche a ritagliarsi dei momenti di libertà, che mi piace pensare occupasse anche un con me. Di ritorno dal mare. Forse perché ero troppo piccola e non in grado di giudicare. Vivevo lunghi viaggi con lui in auto, i miei compiti erano quelli di mettere i cd di Celentano e decidere quando fermarsi, ma soprattutto di mettere il cappello, di già che eravamo in decappottabile. Ero la sua nipote preferita, "perché l'unica" - ribattevo io. "Sei uguale a Maria"- la sua prima moglie, mia nonna.
Ciao, nonno.
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